Salve Reader,
Bentrovat@!
Il mese di giugno è stato per me molto ricco, dal punto di vista formativo. Ho avuto il piacere di incontrare (virtualmente) Irene Chatoor, di cui ho parlato in questa newsletter. Ho inoltre partecipato ad un simposio sull’allattamento organizzato da un’istituzione brasiliana, in collaborazione con organizzazioni dei paesi di lingua portoghese (Portogallo, Angola, Brasile, Capo verde, Guinea-Bissau e San Tomé e Principe). Un incontro polifonico, multiculturale, che mi è piaciuto molto.
L’allattamento è uno di quegli argomenti hot: se lo promuovi, perché lo promuovi, se non lo promuovi, perché non lo promuovi… Leggo giornalmente di mamme che non si sentono rispettate quando i professionisti (ostetriche, consulenti dell’allattamento, pediatri…) “forzano” all’allattamento. E di mamme, d'altro canto, che hanno chiesto aiuto e che non lo hanno ricevuto, rinunciando al desiderio di allattare.
Come professionista, penso che sia importante spiegare quali siano i benefici dell’allattamento al seno, sia per il bambino che per la mamma o persona che allatta. Bisogna partire dai dati scientifici e ignorarli non sarebbe un grande servizio professionale.
Il latte della mamma è il migliore alimento possibile per il neonato e il bebè dal punto di vista nutrizionale; inoltre rinforza il suo sistema immunitario; aiuta il suo sviluppo cerebrale e cognitivo; è associato a una riduzione di malattie croniche in età adulta.
In più, fortifica il legame mamma-bambino, riduce il rischio di malattie (come il cancro al seno e all’utero, la depressione post parto) e aiuta le donne a recuperare dal punto di vista fisico nei mesi successivi al parto.
Per non bastare, è un alimento sostenibile, che non produce plastica e inquinamento…
È "l'ideale", quindi, per la diade mamma- bebè.
Ma non è così automatico farlo partire: se infatti il desiderio della mamma è allattare e non vi riesce, può sentirsi inadeguata. Questi sentimenti di inadeguatezza possono trascinarsi anche per anni (di solito, si riattivano durante le successive gravidanze, per esempio).
Il più delle volte, ascolto storie di “fallimenti”: allattamenti mai partiti o durati molto poco, con un grande senso di colpa delle donne che sentono di aver fallito in una cosa che dovrebbe essere naturale.
Non so quale sia la tua storia di allattamento e come tu l’abbia vissuta. So che spesso, meglio una mamma presente in altre maniere che una donna stressata nell’allattare al seno. Però una cosa te la voglio dire: se non hai allattato o non sei rimasta soddisfatta della tua esperienza, non è colpa tua. Non è un tuo personale fallimento.
È il fallimento di un sistema ospedaliero, in cui non è rispettata la regola d’oro (mettere al seno il neonato entro la prima ora di vita). Nel mondo 3 bambini su cinque non vengono allattati entro questa finestra temporale importantissima. In Italia non ci sono neanche statistiche su questo momento! (Dati Unicef).
È il fallimento della mancanza di supporto: molte persone - in primis, madri, suocere e compagn3 - incitano la donna a desistere, lasciar perdere, alla prima difficoltà. Ad essere esagerata a disperarsi per così poco, non capendo che è l’istinto che cerca di farsi spazio.
È il fallimento della mancanza di riferimenti: poche donne hanno chiaro che potrebbe esserle necessario un aiuto professionale, quindi per vergogna o voglia di farcela con le proprie forze non chiedono. A volte basterebbe veramente poco.
È il fallimento del mondo del lavoro: come fa una donna a lasciarsi andare all’allattamento, che soprattutto all’inizio è un’esperienza senza tempo, quando sente che l’orologio del rientro al lavoro fa già tic tac? e che sarà difficile preservarlo, anche se ci sono leggi che cercano di tutelare le lavoratrici che allattano?
Quando un allattamento non decolla, non è "colpa" della mamma, ma è responsabilità di tutti. Delle famiglie, delle comunità e delle istituzioni. Anche di noi professionisti, che dovremmo ascoltare di più e saper leggere oltre le righe.
Se hai vissuto un’esperienza simile in cui ti sei sentita inadeguata, spero che queste parole ti aiutino a lenire questa ferita. Se invece sei riuscita ad allattare, per poco o molto tempo, spero che sia riuscita a vederla come una finestra di opportunità relazionale con tu* figli*.
Se sei incinta, ti ricordo che, quando costruisci la tua rete di sostegno (come spiego nei miei percorsi), puoi pensare di includere una mamma che abbia già allattato o un consultente dell'allattamento, in modo da non sentirti persa se qualcosa non dovesse andare.
Sfida della settimana: Qual è la storia del tuo allattamento? Hai allattato o hai intenzione di allattare? Se ti va, scrivila! Puoi condividerla se vuoi, rispondendo a questa email.
Grazie per aver letto, a presto! Come sempre rimango in ascolto.
Giovanna Fiore,
Responsabile Aree Perinatale e Infantile della Psychikós Clinic e creatrice del Progetto Benessere Perinatale