Bentrovat@, Reader
Oggi voglio parlarti di una domanda che mi fanno spesso le persone quando scoprono che sono una psicologa perinatale. Innanzitutto, non esiste una specialità ufficiale in Italia (ma neanche qui in Portogallo dove vivo) come per la psicoterapia, ma dire che sono una psicologa psicoterapeuta formata in psicologia perinatale mi sembra un po’ troppo lungo 🙂!
Il mio lavoro è accompagnare le donne e gli uomini nella transizione alla genitorialità, dal preconcepimento al periodo post-parto e oltre. Questo momento di transizione comporta, infatti, un riaggiustamento della propria identità di donna o uomo, con le dovute differenze di genere. Per la donna che vive una gravidanza (che non rappresenta comunque la totalità delle donne, che diventano madri anche in altri modi: pensa all’adozione e alla gestazione per altri), il cambiamento parte in primis dal proprio CORPO, mentre per i futuri padri il cambiamento è più "di riflesso" e mentale; per entrambi il cambiamento sarà comunque Radicale.
L’esperienza della genitorialità aggiungerà molte tessere al puzzle della propria identità. Sarà un puzzle sicuramente più grande e come tutti i puzzle, incastrare le tessere non è a volte così semplice, lo si farà per tentativi ed errori.
Faccio un esempio inventato: sono una compagna, figlia, lavoratrice, faccio pattinaggio, mi piace uscire la sera, amo vedere i film, sto facendo un master in etologia. Nasce mio figlio. In che modo essere sua madre mi cambia? Continuo ad essere e fare le cose in modo uguale, o in questo momento qualche aspetto sta andando in secondo piano (magari non riesco più a pattinare, mi hanno licenziato, ho meno tempo per stare con il mio compagno..)? Cosa aggiunge l'essere mamma? Nutrire il bambino, farlo addormentare, giocare con lui... Sono indispensabile o riesco ad essere sostituita per un po' di tempo? Come mi sento? Come vedi, il puzzle si evolverà insieme alla crescita del bambino e alla risposta di adattamento che darai, che mi auguro che sarà un buon compromesso tra quello di cui hai bisogno tu e quello di cui ha bisogno il tuo bambino.
Non c’è un processo unico, ciascun* ha il proprio puzzle di partenza, e se voglio aiutare madri e padri ad essere “sicuri”, come professionista ho da partire da quel puzzle unico per aiutare ad inserire le nuove tessere e ampliarlo con l’esperienza dell'essere madre/ padre. È auspicabile che la persona che diventa genitore veda non soltanto le perdite, ma anche le belle acquisizioni, o che riesca a tollerare alcune perdite per la successiva reintegrazione (ad esempio nel caso sopra inventato, ritrovare in seguito un nuovo lavoro).
Non ha senso pormi sul piedistallo e dire “devi fare così e cosà”. Io sono l’esperta dei processi psicologici in gioco, ma tu sei l’esperta o l’esperto del tuo puzzle unico.
Il percorso non si può stabilire a priori, ma lo si costruisce insieme. Alcune volte, con poche sedute, ci si riorganizza e si va avanti con più consapevolezza, fiducia ed equilibrio.
Per le persone in cui le esperienze infantili impattano molto con la creazione di un legame sicuro col bambin*, si ragiona insieme se ha senso fare un percorso più profondo. Tutto dipende da quello che osservo e dal porsi obiettivi realistici e raggiungibili.
Per spiegare in modo più concreto cosa faccio, la prossima settimana ti racconterò la storia di Stella (nome di fantasia), che ho aiutato in due sessioni riequilibrando i lacci famigliari (in casa sono 4!). E sì, posso già anticiparti che non le ho detto cosa dovesse fare, ma riflettendo insieme su alcune dinamiche fisiologiche nel passaggio da tre a quattro, lei e il suo compagno hanno trovato la loro strada per questa nuova avventura familiare.
Sfida della settimana: immagina il tuo essere... Reader e pensa: di cosa è composto il mio puzzle?
Se sei già mamma (genitore): Quali sono state le tessere più difficili da aggiungere?
Grazie per aver letto, a presto! Come sempre rimango in ascolto.
Giovanna Fiore,
Responsabile Aree Perinatale e Infantile della Psychikós Clinic e creatrice del Progetto Benessere Perinatale