5 cose sul pianto del neonato e del bambino che forse non sai...


“Le immagini di un bambino che piange possono essere spiritose solo a chi non he ha uno”

Jann Tedder

Salve Reader, bentrovat@.

In queste settimane sto preparando molto materiale per il progetto Benessere Perinatale, spero tanto che sia utile a tante persone.

In questo particolare momento sto registrando un webinar sul pianto del neonato e del bambino durante il primo anno di vita, cercando di tradurre in modo semplice e comprensibile le mie conoscenze in modo che siano applicabili e pratiche per i futuri genitori e neogenitori.

Nel webinar parlo dei diversi tipi di pianto, delle strategie di consolazione più adeguate all'età, e faccio domande per stimolare la riflessione sull’impatto psicologico che il pianto ha su chi se ne prende cura.

Voglio stimolare la riflessione, perché non voglio essere l’ennesim* espert* che ti dice quello che è più giusto per te e per la tua famiglia!

Soprattutto se hai un bebè, o se lo stai per avere, questi 5 aspetti possono esserti utili.

1) Pianto, che stress!

Non si parla abbastanza di quanto sia frustrante e stressante per un neo genitore sentire piangere l* propri* neonat*. Non capire subito il motivo per cui piange può essere molto frustrante. Tuttavia è più comune di quanto si pensi, soprattutto nei primi tre-quattro mesi di vita, non comprendere al primo tentativo il motivo del pianto. Ci sono pianti a tardo pomeriggio che sono anche difficili da calmare, creando una possibile spirale di ansia che non aiuta sicuramente né l* bebè né la relazione con lui/lei. Sapere però quando avvengono i possibili picchi e il numero medio di ore di pianto crea maggiore preparazione (almeno a livello cognitivo) a quello che sarà. Sapere è potere!


2) Tentativi ed errori:

sebbene ci sia un aspetto istintivo nel prendersi cura del neonat* (siamo animali che hanno strutturato una strategia di sopravvivenza del “cucciolo” basato sulle cure prossimali, vista la sua vulnerabilità), c’è anche una parte di apprendimento importante che viene dalla conoscenza del nuov* arrivat*, nella sua unicità. E per questa conoscenza ci vuole del tempo! Ciascuna diade (mamma bambino) e/o triade (bambino e i suoi genitori) avrà i suoi tempi per conoscersi. Quindi soprattutto nei primi mesi, se procederai a tentoni per tentativi ed errori, è normale! Non è indice di non essere un "bravo" genitore.

Inoltre, ciò che manca nel mondo d’oggi sono l’osservazione di altr* bimb* e il modellamento di altre persone adulte, a causa di un contesto sociale sempre più differente. Molto spesso alcuni genitori non hanno mai messo avuto un contatto più diretto con l'infanzia prima del proprio figlio o figlia (ad esempio cambiando un pannolino, o provare a favorire la transizione tra veglia e sonno). Per questo è tanto importante costruire una rete di sostegno empatico, molto spesso con persone che stanno attraversando la stessa esperienza su cui essere sulla stessa "barca". Quando parlo di sostegno empatico, mi riferisco non a persone che criticano o che vogliono sostituirti a te nell'accudimento, quindi anche qui, la qualità di queste relazioni è importante.


3) Non prenderla sul personale:

molto spesso alcuni segnali possono essere “fraintesi”. Ad esempio, distogliere lo sguardo nell’interazione non è mancanza di interesse, ma semplicemente è una maniera con cui il neonato ci sta dicendo che ha bisogno di meno stimoli in quel momento (per esempio perché ha bisogno di dormire o di rilassarsi). Inoltre, soprattutto prima che emergano i primi sorrisi dei bambini, alcuni genitori potrebbero interpretare la mancanza di sorriso come qualcosa che non va, come la spia di un fallimento della propria bravura (quale maggiore ricompensa di un sorriso del propri* figli* alla faticaccia di crescerlo?!), quando invece il sorriso sociale è una vera e propria conquista che avviene verso il secondo mese, in cui il bambino inizia ad esprimere gioia nell'interazione.

Sappi che potranno capitare pianti difficili da gestire. Quello che è fondamentale è che il bebè faccia esperienza di “essere con” te, con modi gentili. Può essere cullandolo, o parlandogli dolcemente o cantandogli… Se sei stressato a tal punto da essere fuori controllo rimettilo nella culletta piuttosto che "maneggiarlo" in malo modo. Ricorda che mai e poi mai lo devi scuotere, perché potresti causargli/le il coma o la morte. Un eccessivo stress è sempre segnale che hai bisogno di riposare e di un aiuto. Non trascurarlo, è importante.

4) Fare emergere il proprio istinto di cura.

Se ti liberi da pensieri negativi o da un’ansia eccessiva, la relazione col tuo bambino ne beneficerà. Hai tutte le risorse per superare questa sfida in autonomia, ma se senti che hai bisogno di un confronto, fallo!

A volte basta parlare dei propri dubbi col partner, altre volte con amiche più “esperte”. Altre volte sarà necessario un aiuto professionale: prenditi quello di cui hai bisogno. Lo stai facendo per il suo Bene, oltre che per il tuo.


5) C’è una circolarità tra depressione post-parto e bambini che piangono molto.

Bambini con temperamenti più irritabili e reattivi, o che dormono poco o male possono avere mamme più insicure e depresse.

Non dimentichiamo anche il ruolo dello stress in gravidanza, che, se prolungato, ha un impatto diretto sullo sviluppo del* bambin*. Ma è nato prima l’uovo o la gallina? Non possiamo interpretare inoltre la depressione post-parto come una problematica dovuta ad un unico fattore. Fattori sociali, psicologici, relazionali, culturali si intrecciano.

La depressione post-parto è sottostimata, ma è un grande danno per la salute delle madri e dei bambini, e in generale delle famiglie. Anche i padri possono deprimersi, e se ne parla (purtroppo) sempre troppo poco.


Che ne pensi di questi cinque punti? Sono cose che già sapevi?

Se il webinar ti interessa, controlla le prossime email, sicuramente ne riparlerò, oppure contattami direttamente alla mia email, rispondendo a questa.


Ricorda che a livello evoluzionistico, milioni di anni fa un bambin* che piangeva molto aveva più probabilità di sopravvivere di un altro che piangeva poco, perché in grado di segnalare meglio i suoi bisogni ed essere accudit*. La nostra specie risponde ancora a questi istinti così poco "moderni".

Questo piccolo cambiamento di prospettiva può fare una grande differenza per tollerare il pianto del tu* bebè!



Grazie per aver letto, a presto! Come sempre rimango in ascolto.

Giovanna Fiore,

Responsabile Aree Perinatale e Infantile della Psychikós Clinic e creatrice del Progetto Benessere Perinatale

Rua Braamcamp 9 III D Sala L, Lisboa, 1250-096
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Giovanna Fiore - Psychikós Clinic

Sostengo le mamme a "trattarsi bene", prendendosi cura di sé stesse e de* loro bambin*, sin dalla gravidanza. Percorsi: Mi tratto bene, Psicologia e psicoterapia perinatale, Consulenze genitoriali. Per maggiori informazioni visita il mio sito www.benessereperinatale.eu.

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